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I colori del bianco

 

 

Il progetto "I colori del bianco" prende spunto dall'omonima mostra tenutasi nei Musei Vaticani a Città del Vaticano. Essa sfuggiva ad ogni schema più convenzionale. L'evento si presentò come il manifesto di un importante cambiamento nella storia degli studi archeologici e storico-artistici: il definitivo abbandono dell’attenzione formalista neoclassica che prediligeva una cultura figurativa “in bianco” e l’annuncio, quasi provocatorio, di un variopinto mondo antico che intende coprire, anche se a singhiozzi, un arco cronologico di mille anni di storia, dall’arcaismo greco alla prima età bizantina.

Alcune tra le più celebri sculture in marmo dell’antichità, provenienti dalle collezioni dei Musei Vaticani, della Glyptothek di Monaco e della Ny Carlsberg Glyptothek di Copenhagen, vennero esposte dopo essere state sottoposte a indagini chimiche, mineralogiche e fotografiche allo scopo di restituirne l’aspetto originario a colori.

 

La novità più importante di questa coraggiosa iniziativa risiede nella scelta di presentare per la prima volta i risultati delle analisi scientifiche attraverso calchi policromi, alcuni dei quali risalgono all'epoca dei primi studi in questo settore (calchi di Egina), mentre altri sono stati appositamente realizzati in scala 1:1. Tali restituzioni tridimensionali si sottopongono al visitatore come audaci e traumatiche proposte sperimentali, che tentano di superare il bianco artificiale cercando di avvicinarsi a quello che doveva essere l’aspetto originario della statua antica, e approdando a risultati davvero discutibili.

 

Ogni esempio venne illustrato da pannelli esplicativi che, dopo aver fornito le informazioni canoniche (datazione, luogo e circostanze della scoperta), cercano sinteticamente di illustrare le analisi chimiche e le mappature fotografiche che sono alla base di ricostruzioni così distanti da quanto oggi è possibile vedere ad occhio nudo sui reperti.

 

Così anche noi abbiamo provato a riportare in vita i colori ormai dimenticati delle metope del tempio di Atena, il Partenone (447-432 a.C.) i cui calchi in gesso sono esposti nell’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, situata al I piano dell’edificio. 

Il complesso plastico è ricavato dai marmi che nel XIX secolo Lord Elgin portò in Inghilterra da Atene, conservati da allora al British Museum. I calchi dei suddetti marmi, di straordinaria qualità, sono giunti a Napoli nel 1820 come dono di Giorgio IV d’Inghilterra a Ferdinando I di Borbone. Ciò nasceva dalla ferma volontà di Antonio Canova che intendeva arricchire l’Accademia di Belle Arti di quegli archetipi del classico indispensabili alla formazione degli artisti del futuro. 

 

 

Fonte: http://mostreemusei.sns.it/index.php?page=_layout_mostra&id=96&lang=it

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